Il nuovo episodio di Pulp Podcast con Fedez, Mr. Marra, Raffaele Sollecito e l’avvocato Florio
Il 1° novembre 2007, a Perugia, la vita della studentessa inglese Meredith Kercher si spezza tragicamente. Meredith, 21 anni, si trovava in Italia per un progetto Erasmus. Il suo corpo viene ritrovato nella casa che condivideva con altre ragazze, tra cui Amanda Knox, una studentessa americana conosciuta solo da pochi giorni da Raffaele Sollecito. Il cadavere è parzialmente coperto, la gola tagliata, la stanza segnata da tracce di sangue. Da quel momento, comincia uno dei casi giudiziari e mediatici più discussi della storia italiana recente.
Nel nuovo episodio di Pulp Podcast, online dal 26 maggio alle ore 14:00 su Spotify, Fedez e Mr. Marra accendono i riflettori su questa intricata vicenda insieme a due ospiti d’eccezione: Raffaele Sollecito, coinvolto direttamente nel caso e poi assolto definitivamente, e l’avvocato Francesca Florio, che offre una lettura tecnica e lucida dei punti critici del procedimento.
Dall’incubo alla redenzione (giudiziaria)
Raffaele Sollecito, all’epoca dei fatti 23enne studente universitario a Perugia, viene arrestato nella notte tra il 6 e il 7 novembre 2007 insieme alla sua fidanzata Amanda Knox. È l’inizio di un lungo e tortuoso incubo giudiziario. La procura ipotizza un delitto a sfondo sessuale degenerato in omicidio. Nonostante l’assenza di un movente chiaro e di prove schiaccianti, i due vengono accusati di aver partecipato all’uccisione insieme a un terzo uomo: Rudy Guede, cittadino ivoriano, il cui DNA viene ritrovato sulla scena del crimine.
A Guede viene contestata anche la violenza sessuale. La narrazione, sostenuta anche da una forte pressione mediatica internazionale, si fa sempre più torbida: la stampa parla di “orgie rituali”, “giochi erotici finiti male”, mentre il processo inizia a scivolare verso lo spettacolo.
Nel 2009, Amanda e Raffaele vengono condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere, mentre Guede sceglie il rito abbreviato e riceve una condanna a 16 anni. Ma è solo l’inizio: nel 2011 la Corte d’Appello di Perugia assolve Knox e Sollecito per non aver commesso il fatto. Tuttavia, la Cassazione annulla l’assoluzione nel 2013, ordinando un nuovo processo a Firenze. La vicenda si chiude solo nel 2015 con l’assoluzione definitiva da parte della Corte di Cassazione, che critica apertamente la gestione investigativa e giudiziaria del caso.
Il peso di un errore
Nel podcast, Raffaele Sollecito ripercorre con lucidità e dolore quei lunghi anni: il carcere, l’isolamento, il pregiudizio, la perdita della sua giovinezza. “Avevo la coscienza pulita, stavo per laurearmi. Nessuno avrebbe potuto immaginare che la mia vita sarebbe stata distrutta da un’accusa infondata”, racconta.
Mr. Marra gli chiede di ricordare la notte dell’arresto. La voce di Raffaele si incrina, ma resta salda nella convinzione di chi ha vissuto un’ingiustizia: “Era il giorno prima della consegna della mia tesi. Non capivo cosa stesse succedendo. La macchina del fango era già partita.”
Grazie alla disciplina, allo studio e a una forza mentale fuori dal comune, Sollecito riesce a non crollare. Ma, anche dopo la sentenza definitiva, la freddezza delle istituzioni e l’assenza di una vera riabilitazione pubblica pesano come macigni. A oggi, non ha mai ricevuto scuse ufficiali né risarcimenti adeguati.
La narrazione mediatica e il ruolo del ragionevole dubbio
Il caso Kercher-Sollecito-Knox ha segnato una svolta anche nella relazione tra giustizia e media. L’eco internazionale, alimentata da tabloid britannici e americani, trasformò il processo in uno show. Amanda Knox venne ribattezzata “Foxy Knoxy”, mentre Raffaele fu spesso dipinto come il “fidanzato complice”. Una costruzione narrativa che, come spesso accade, ha preceduto e condizionato la giustizia stessa.
L’avvocato Francesca Florio, nel podcast, analizza un parallelo inquietante: quello con il caso Chiara Poggi e Alberto Stasi. Anche lì, dopo un’assoluzione, arrivò una condanna. Una deriva che mette in crisi il principio del ragionevole dubbio, secondo cui nessuno può essere condannato se non con la certezza assoluta della colpevolezza. Tornare a una condanna in assenza di nuovi e concreti elementi significa, in sostanza, tradire quel principio.
Oggi: un caso che fa ancora rumore
A distanza di quasi vent’anni, il caso Meredith Kercher resta un nervo scoperto per la giustizia italiana. Un episodio che ha lasciato dietro di sé una vittima innocente e due giovani la cui vita è stata segnata indelebilmente. Oggi Rudy Guede è libero, mentre Amanda Knox cerca di costruirsi una vita negli USA e Raffaele Sollecito prova a rifarsi una reputazione nel suo Paese, ancora segnato dal sospetto.
Pulp Podcast non cerca facili risposte, ma pone le domande giuste. La più urgente è questa: siamo davvero pronti ad affrontare gli errori della giustizia con onestà e responsabilità?