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L’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione: tra prototipi, governance e impatto reale sui cittadini

    L’intelligenza artificiale (IA) sta entrando a pieno titolo nel dibattito sulla modernizzazione della Pubblica Amministrazione (PA), non più solo come promessa tecnologica ma come strumento operativo già attivo in molti contesti. Il webinar “L’IA nella Pubblica Amministrazione – Applicazioni, opportunità e sfide dell’IA nel settore pubblico”, tenutosi il 9 giugno 2025, ha rappresentato un momento chiave per fare il punto su questo processo in corso.

    Organizzato con la partecipazione di figure di primo piano come Mario Nobile (Direttore AgID), Guido Arnone (RTD del Comune di Milano), Marco Fischetto (Public Sector Director Microsoft) e la moderazione dell’Avv. Ernesto Belisario, l’incontro ha offerto spunti di grande valore per amministratori pubblici, comunicatori istituzionali, professionisti della trasformazione digitale e cittadini interessati a comprendere come l’IA stia cambiando il volto della macchina pubblica.

    IA e Pubblica Amministrazione: un cambiamento già in atto

    Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’intelligenza artificiale nella PA non è più una sperimentazione futuristica. Diversi enti pubblici stanno già integrando soluzioni IA per:

    • Snellire i processi interni
    • Migliorare l’interazione con i cittadini
    • Analizzare grandi moli di dati amministrativi
    • Supportare decisioni complesse

    L’esperienza del Comune di Milano, illustrata da Guido Arnone, ha mostrato come l’adozione dell’IA possa avere un impatto diretto su servizi essenziali, riducendo i tempi di attesa e migliorando la qualità dell’erogazione. Tuttavia, il passaggio dalla fase di proof of concept alla produzione richiede governance, strategia e una visione chiara degli obiettivi.

    Dal prototipo alla produzione: la sfida della scalabilità

    Uno dei punti centrali emersi dal webinar riguarda il delicato passaggio dal laboratorio alla vita reale. Spesso i progetti IA nella PA nascono come prototipi isolati, magari finanziati da fondi europei o nazionali, ma faticano a scalare in modo strutturale.

    La vera sfida consiste nel integrare queste soluzioni all’interno dei sistemi informativi esistenti, garantendo interoperabilità, sicurezza e sostenibilità nel lungo periodo. Non basta sviluppare un chatbot o un sistema di classificazione documentale: serve una strategia di sistema, che coinvolga competenze multidisciplinari, stakeholder interni, procurement e governance dei dati.

    Il ruolo strategico del RTD

    Il Responsabile per la Transizione Digitale (RTD) assume, in questo contesto, un ruolo centrale. Come evidenziato da diversi relatori, il RTD deve evolvere da figura tecnica a garante dell’innovazione digitale a beneficio dei cittadini, con una responsabilità chiara sulla coerenza tra tecnologie adottate e impatto sociale.

    Il RTD, infatti, non può essere lasciato solo: serve un modello organizzativo collaborativo, che coinvolga direzioni IT, responsabili dei servizi, giuristi, esperti di accessibilità, data analyst e comunicatori pubblici. Solo così si possono evitare gli errori ricorrenti, come progetti scollegati tra loro, mancanza di formazione interna o adozione di soluzioni tecnologiche senza una reale analisi dei bisogni.

    Metriche e impatto: come misurare il successo dell’IA nella PA

    Uno dei passaggi più delicati riguarda la valutazione dell’impatto. L’adozione dell’IA non può essere misurata solo in termini di efficienza interna, ma va letta attraverso il valore generato per i cittadini.

    Tra le metriche suggerite nel webinar:

    • Riduzione dei tempi di risposta ai cittadini
    • Semplificazione delle procedure
    • Aumento della trasparenza
    • Risparmio di risorse e riassegnazione del personale a compiti a maggiore valore aggiunto
    • Soddisfazione degli utenti

    Il tutto all’interno di una cornice chiara di accountability e trasparenza, elementi fondamentali per mantenere alta la fiducia dei cittadini nei confronti dell’innovazione pubblica.

    Procurement, costi e architetture vincenti

    Un altro tema cruciale affrontato nel webinar riguarda le modalità di acquisizione delle soluzioni IA. La PA non può pensare di acquistare IA come si farebbe con una semplice fornitura: serve una cultura del procurement innovativo, in grado di valutare non solo il costo iniziale ma anche:

    • La manutenibilità della soluzione nel tempo
    • La scalabilità su più contesti
    • La proprietà e la portabilità dei dati
    • Il rispetto dei principi etici e normativi, in primis il GDPR

    In questo ambito, Microsoft ha offerto un punto di vista interessante, sottolineando l’importanza di scegliere architetture aperte e interoperabili, che non creino dipendenze tecnologiche e che siano facilmente aggiornabili alla luce dell’evoluzione dei modelli IA.

    Etica, diritti e intelligenza artificiale: una visione di lungo periodo

    Al di là dell’efficienza, la riflessione sull’intelligenza artificiale nella PA deve tenere conto della dimensione etica e dei diritti fondamentali. Ogni scelta tecnologica pubblica deve essere orientata al bene comune, alla non discriminazione, alla tutela della dignità delle persone.

    In quest’ottica, è fondamentale che l’adozione dell’IA sia affiancata da:

    • Formazione diffusa del personale pubblico
    • Coinvolgimento di cittadini e stakeholder
    • Analisi d’impatto ex-ante su accessibilità, equità e inclusione

    Come ha ricordato Mario Nobile, “innovazione non significa solo tecnologia, ma anche cultura organizzativa, formazione e fiducia”.

    governare l’IA per rafforzare la democrazia

    Il webinar ha evidenziato un concetto fondamentale: l’intelligenza artificiale nella PA non è una scorciatoia, ma uno strumento potente da usare con intelligenza umana. Perché produca davvero valore, deve essere governata con visione strategica, competenze trasversali e un forte senso di responsabilità verso la collettività.

    Per tutti coloro che operano nella sfera pubblica, questo è il momento per farsi trovare pronti: non solo tecnicamente, ma soprattutto culturalmente.